L’ex vicepresidente della Corte Costituzionale il 29 maggio a Pavia. L’ex giudice Nicolò Zanon svela in un libro edito da Zanichelli le sentenze che hanno diviso la Consulta: il volume è stato oggetto di una serie di polemiche tra i cultori del diritto. La prima presentazione pubblica è prevista il 29 maggio alle 18 presso il Collegio Ghislieri di Pavia

“Le opinioni dissenzienti in Corte costituzionale: dieci casi” (Zanichelli) è l’ultimo libro di Nicolò Zanon, ex vicepresidente della Corte Costituzionale, nonché professore ordinario di diritto costituzionale alla Statale di Milano. Attraverso la disamina di dieci casi esemplari, Zanon ripercorre le sentenze che hanno diviso la Consulta negli anni in cui lui ne ha fatto parte (2014-2023).
Il cuore dell’opera è in una ben precisa visione: l’assenza dell’opinione dissenziente all’interno della Corte costituzionale è retaggio di una tradizione da superare. Dopo la pubblicazione, c’è chi ha parlato di ‘leggerezza’, chi di ‘delegittimazione della Corte costituzionale’, chi addirittura di ‘illeciti’.

Nicolò Zanon presenta per la prima volta il libro – che contiene una decina di opinioni dissenzienti postume su alcuni casi rilevanti – in un incontro pubblico mercoledì 29 maggio alle ore 18 a Pavia, presso l’Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri nell’ambito della conferenza “Il dissenso: un appello all’intelligenza dei giorni futuri o un elemento di divisione?”.
Introduce l’evento Alessandro Maranesi, Rettore del Collegio Ghislieri, coordina Aurelio Barazzetta, Presidente della sezione G.I.P. (sezione G.I.P. – G.U.P.) del Tribunale di Milano; intervengono Fabio Rugge, Professore Emerito di Storia delle istituzioni politiche dell’Università di Pavia, Andrea Gratteri, Associato di Diritto Costituzionale e Vice Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università pavese.

Il professore Nicolò Zanon sottolinea che negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei sono previste opinioni dissenzienti, ma non sono mai state adottate in Italia.
Le opinioni dissenzienti sono dichiarazioni ufficiali fatte da uno o più giudici che sono stati in minoranza nel collegio giudicante. Secondo Zanon queste opinioni potrebbero fornire interpretazioni alternative della legge e contribuire alla trasparenza e all’evoluzione delle decisioni giudiziarie; infatti la conoscibilità delle tesi rimaste minoritarie accrescerebbe anche pluralismo e discussione pubblica sulle più importanti questioni costituzionali, una forma di integrazione attraverso il dibattito tra idee diverse e un appello all’intelligenza dei giorni futuri.

 

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